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Tamponi rapidi per Covid-19: quando farli?

Affidabilità, differenze con il tampone molecolare, quando e come farli.

Spesso oggetto di dibattito sulla loro attendibilità, i tamponi rapidi sono oggi strumenti molto diffusi per la diagnosi di Covid-19, in particolare per lo screening di massa.

Permettono, infatti,  di identificare con un buon livello di affidabilità e in tempi rapidi, le persone positive al SARS CoV-2 anche in assenza di sintomi.

Se eseguiti sistematicamente, per esempio prima di un volo aereo, nelle scuole o nei luoghi di lavoro, possono limitare la nascita di focolai e quindi contribuire a limitare la diffusione del virus.

Il Prof. Massimiliano Marco Corsi Romanelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa SMEL-1 di Patologia Clinica all’IRCCS Policlinico San Donato di Milano e Direttore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano, spiega il loro funzionamento e utilizzo.

Tampone molecolare e tampone rapido: le differenze

In entrambi casi, è richiesto il prelievo di materiale biologico presente nel naso e/o nel cavo orale: per il tampone molecolare Covid-19, il campione viene processato in laboratorio, mentre con il tampone rapido il risultato si legge direttamente sulla striscia del test, in 15-30 minuti. La sostanziale differenza sta nel metodo di analisi.

Il metodo di analisi del tampone molecolare

Il termine ‘molecolare’ indica una metodologia che consiste in un’estrazione e in un’amplificazione. Essendo il SARS CoV-2 un virus che utilizza l’RNA come materiale genetico, con il tampone molecolare si va a ricercare l’RNA.

È un processo che richiede tempo, anche se l’evoluzione delle tecniche ha permesso di ridurlo notevolmente: dalle 6-7 ore necessarie anni fa, alle 2 e mezza-3 ore di oggi.

Le apparecchiature più evolute, come quelle che in dotazione al laboratorio del Policlinico San Donato, sono semiautomatiche e utilizzano una lettura con algoritmi, riuscendo a individuare anche i campioni debolmente positivi”, spiega il Prof. Corsi Romanelli.

Il metodo di analisi del tampone rapido

“Con il tampone antigenico rapido, invece, non si estrae RNA, ma si cerca l’antigene.

La presenza del virus è rilevata tramite la reazione tra antigene (la Spike protein del virus) e anticorpo, che è presente all’interno del test.

In circa 15-30 minuti, si ottiene un risultato qualitativopositivo/negativo o non valido, in caso di campione insufficiente. Il metodo è come quello del test di gravidanza che si acquista in farmacia”.

L’affidabilità dei tamponi rapidi

Tamponi molecolari e tamponi rapidi non possono essere paragonati: sono cose diverse, che adottano due differenti metodologie.

L’affidabilità dei tamponi rapidi dipende dalla sensibilità e dalla specificità dichiarate dalle aziende produttrici dei numerosi kit presenti ora in commercio”, avverte il professore Romanelli.

Cosa sono la sensibilità e la specificità dei test

“La sensibilità è la capacità di identificare i soggetti ammalati, mentre la specificità è la capacità di individuare i soggetti sani – approfondisce lo specialista -.

Se un test è sensibile/specifico al 97% significa che su 100 test, 3 possono essere sbagliati”.

I limiti del tampone rapido

“In linea di massima, possiamo dire che i tamponi rapidi sono abbastanza affidabili, ma possono non rilevare i cosiddetti debolmente positivi, risultato che può corrispondere sia all’esordio, che alla fine dell’infezione.

Nascono per non intasare i laboratori delle strutture ospedaliere, quindi sono degli ottimi strumenti per eseguire degli screening in ampie fasce della popolazione, come i dipendenti di un’azienda, gli alunni, i pazienti degli studi dentistici, i passeggeri di un volo aereo”.

Il corretto utilizzo

Più che focalizzarsi sull’attendibilità del test, è opportuno concentrarsi su come il tampone viene realizzato. È infatti la fase pre-analitica quella in cui possono avvenire errori capaci di falsificare l’esito del tampone antigenico.

“Mentre il tampone molecolare può essere fatto prelevando campioni sia dal naso che dalla gola, per quello rapido è più appropriata il prelievo nasale.

È nelle ciglia vibratili, situate nell’epitelio di rivestimento della mucosa respiratoria, che c’è più possibilità di trovare traccia del virus.

All’interno del cavo orale, invece, molti agenti esterni possono interferire sul corretto rilevamento, persino una banale caramella.

Anche la modalità di esecuzione è un aspetto fondamentale: il tampone deve andare bene in profondità, non limitarsi ai primi centimetri del naso. Per tutti questi aspetti, non sono molto favorevole ai test fai da te: per realizzare bene un tampone, la tecnica è fondamentale.

Meglio venga realizzato dai medici di base piuttosto che dai normali cittadini che, giustamente, non ne hanno le competenze. Il rischio è di eseguire i tamponi in modo superficiale, anche per paura di farsi male, e ottenere molti risultati falsati”, spiega Corsi Romanelli.

Il tampone rapido: quando farlo e perché

E’ utile sottoporsi a un tampone prima di riabbracciare i parenti? E’ una scelta coscienziosa?

“Mi limito a sottolineare che il tampone può dare un risultato negativo oggi e uno positivo domani, quindi per avere certezze si dovrebbe fare tutti i giorni.

Il tampone rapido in caso di un contatto con positivo

Se invece una persona sa di essere stata a contatto con un soggetto positivo e vuole fare un tampone rapido, meglio attendere 4-5 giorni dalla frequentazione”.

È importante valutare anche il tipo di contatto avuto: protetto dalla mascherina? Di che tipo, chirurgica o FFP2? All’aperto o in un luogo chiuso? Con contatto fisico? Per quanto tempo?

“Sono tante le variabili da prendere in considerazione. In linea generale, suggerirei ai contatti stretti, come conviventi e coniugi, di sottoporsi a un tampone molecolaregli altri possono optare per quello antigenico.

Non dimentichiamo che è sempre importante consultare i medici. Il medico di base ha un ruolo fondamentale nella diagnostica: soprattutto nella stagione invernale con il moltiplicarsi dei virus influenzali, per fare una corretta diagnosi differenziale e distinguere in modo appropriato il SARS Cov-2 dall’influenza stagionale”.

 

Fonte: https://www.grupposandonato.it/